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mercoledì 1 luglio 2009

La Tv scopre l'umanita, dalle pagine dell'Avvenire "la valigia con lo spago" di "Luca de Mata"



fra le tante parole che sull'immigrazione si sono sprecate, per definire un fenomeno destinato a modificare il nostro mondo, mancava L 'umanità". Ed è questo concetto che si legge finalmente nel' l'inchiesta di Luca De Mata, La valigia con lo spago, che ha preso avvio su Raiuno lunedì in seconda serata. Quell'umanità che ci induce a considerare l'altro, colui che viene, non un invasore ma un fratello, costretto dal bisogno e dalla paura, a cercare ricovero in cambio di lavoro. Collocando storicamente i dati, De Mata confronta l'emigrazione italiana dell'Otto e del Novecento con quella dal Sud del mondo che ora si dirige verso il Nord, verso un'Europa considerata terra di speranza e invece quasi sempre luogo di sfruttamen-ti to e delusione. E, fondandosi su documenti e interviste a chi lavora nelle organizzazioni cristiane di soccorso, presenta persone che hanno visto il loro sogno frantumarsi nella violenza e nella solitudine, costrette a grama vita da randagi in uno smar rimento totale. Palermo e Napoli gli scenari della prima delle quattro puntate: con chi vive in strada o in miserevoli tane, con chi è costretto a vendersi o a vendere droga, con coloro che hanno dovuto sopportare lo sfruttamento più crudele per so.. pravvivere. Casi singoli, sullo sfondo di luoghi in cui l'amore cristiano soccorre ai vuoti della società: esempi di un'integrazione ardua, di un riscatto che non è facile offrire. E poi, spaziando alla Spagna e agli Stati Uniti, ecco che il panorama si dilata dal nostro piccolo al grande del mondo intero, in cui la spinta della disperazione porta a drammatici tentativi di riscossa da parte di chi varca le frontiere pensando di cambiare la sua vita. I poveri del mondo diventano trama di una riflessione che si dilata dal sociale all'antropologico e Al' esistenziale: il di-ritto alla speranza, tn nome dell'umanità che ci fa uguali, un discorso per immagini che si articola at-traverso il dolore e che può esser sanato soltanto dalla solidarietà fraterna.
Articolo: Mirella Poggialini
Direttore: Dino Boffo

giovedì 25 giugno 2009

"La valigia con lo spago" di "luca de mata" su Avvenire

Tiziana Lupi dalle colonne de l' Avvenire del 25/6/2009 pag.33 da voce a Luca de Mata nello spiegare l'esperienza de "La valigia con lo spago".

L'articolo contiene anche colonna con estratti della lettera del Card. Crescenzio Sepe ai curatori del programma.

INCHIESTA IN 4 PARTI Da lunedì su Raiuno «La valigia con lo spago» «Tra le storie piùforti c’è quella di Lucrezia, morta attraversando il deserto traMessico e Usa perché ha dato la poca acqua che aveva ai suoi figli»De Mata: «Porto in tivù il dramma dei migranti»L’autore: «Spero di far conoscere al pubblico il mondo di quelli chescappano dalla loro terra e dai loro affetti, e di risvegliare inmolti il valore della carità»DI TIZIANA LUPIL a speranza di Luca De Mata è che, dopo avere visto La vali­gia conlo spago, «almeno uno di quelli che pensano che i profu­ghi debbanoessere rimandati a ca­sa » rivedano le loro posizioni sul­l’argomento.Perché il suo pro­gramma (quattro puntate in onda il lunedì in secondaserata su Raiuno a partire dal 29 giugno) è proprio questo che sipropone: far cono­scere, davvero e da vicino, il mon­do di quelli chescappano dalla lo­ro terra, dalla loro casa e dai loro af­fetti perpoter sopravvivere e la cui speranza si trasforma spesso insof­ferenza e dolore. Come è successo ai sei extracomunitarimassacrati nel settembre 2008 a Castelvoltur­no da un commando disei-sette kil­ler che, per ucciderli, ha esploso ol­tre centoproiettili di pistole e kala­shnikov. È qui che ieri De Mata ha sceltodi presentare il suo pro­gramma perché, ricorda, «tre gior­ni primadel massacro ero lì». È que­sto, aggiunge, che gli piace fare: «Va­donei posti senza telecamere né re­gistratori ma da volontario percrea­re un rapporto umano con le per­sone. Poi, se loro ne hannovoglia, si registra altrimenti rimane l’espe­rienza dell’incontro. Miè capitato di stare in qualche posto anche due settimane e non portarea casa nes­suna immagine. Del resto, se non facessi, così, mi sentireiuno squal­lido turista della miseria». Di immagini, ne La valigia con lo spago, ce ne sono eccome. Tante, avolte veri pugni nello stomaco. Per­ché De Mata ha deciso di mostrarequello che accade veramente «nel- le zone di confine che, ormai, sonocimiteri». Un racconto che vuole a­vere come guida le parolepronun­ciate da Benedetto XVI quando era ancora Cardinale: «Lacomprensio­ne per le persone ai margini della società, ai marginidella Chiesa, per i falliti ed i sofferenti, per coloro che porgonodelle domande, per gli sco­raggiati e gli abbandonati, così dainfondere fiducia e di suscitare la volontà di sostenersivicendevol­mente, è il vero nocciolo della mo­ralità cristiana». DeMata riprende: «Come Chiesa, ed io mi sento tale, non possiamo entrarenel merito delle leggi ma neanche dimenticare le parole di BenedettoXVI. Viviamo in una de­mocrazia e, da cittadino, devo ac­cettare certeleggi anche se mi fan­no orrore. Ma non posso non spe­rare che cambinoil prima possibi­le ». Dunque, ecco la storia di Lu­crezia che hatrovato la morte at­traversando il deserto tra Messico e Stati Unitiperché ha dato la poca acqua da bere che aveva ai suoi fi­gli Jesus eNora, salvando loro la vi­ta e quella della giovane donna, fug­gitadalla famiglia rom, che rac­conta il suo dolore, dicendo «Nes­suna dinoi nasce ladra o prostitu­ta, sono loro a piegarci con la vio­lenza». Il loro dramma è lo stesso di tutti i migranti de La valigia con lospago, dall’Argentina, alla Molda­via, dall’Italia alla Francia, dalCa­nada alla Thailandia. E a soffrire so­no soprattutto le donne chefini­scono facilmente nella tratta di es­seri umani a sfondo sessuale. Per fortuna in questo mondo in cui, sottolinea De Mata, «anche la tvof­fre quasi solo veline e violenza nei cartoni animati» esistono«tanti rag­gi di speranza e di carità cristiana. Come, ad esempio, lamissione di Fratel Biagio Conte a Palermo, quel­la di Padre Josaphat,missionario tra gli zingari, la Caritas di Cuenca in Spagna: esempi dicome la diver­sità non sia per forza un male in­curabile, ma possadivenire ric­chezza nello scambio reciproco, nella carità, nellagratuità, nella condivisione».
Articolo: Tiziana Lupi
Direttore: Dino Boffo