L'articolo contiene anche colonna con estratti della lettera del Card. Crescenzio Sepe ai curatori del programma.
INCHIESTA IN 4 PARTI Da lunedì su Raiuno «La valigia con lo spago» «Tra le storie piùforti c’è quella di Lucrezia, morta attraversando il deserto traMessico e Usa perché ha dato la poca acqua che aveva ai suoi figli»De Mata: «Porto in tivù il dramma dei migranti»L’autore: «Spero di far conoscere al pubblico il mondo di quelli chescappano dalla loro terra e dai loro affetti, e di risvegliare inmolti il valore della carità»DI TIZIANA LUPIL a speranza di Luca De Mata è che, dopo avere visto La valigia conlo spago, «almeno uno di quelli che pensano che i profughi debbanoessere rimandati a casa » rivedano le loro posizioni sull’argomento.Perché il suo programma (quattro puntate in onda il lunedì in secondaserata su Raiuno a partire dal 29 giugno) è proprio questo che sipropone: far conoscere, davvero e da vicino, il mondo di quelli chescappano dalla loro terra, dalla loro casa e dai loro affetti perpoter sopravvivere e la cui speranza si trasforma spesso insofferenza e dolore. Come è successo ai sei extracomunitarimassacrati nel settembre 2008 a Castelvolturno da un commando disei-sette killer che, per ucciderli, ha esploso oltre centoproiettili di pistole e kalashnikov. È qui che ieri De Mata ha sceltodi presentare il suo programma perché, ricorda, «tre giorni primadel massacro ero lì». È questo, aggiunge, che gli piace fare: «Vadonei posti senza telecamere né registratori ma da volontario percreare un rapporto umano con le persone. Poi, se loro ne hannovoglia, si registra altrimenti rimane l’esperienza dell’incontro. Miè capitato di stare in qualche posto anche due settimane e non portarea casa nessuna immagine. Del resto, se non facessi, così, mi sentireiuno squallido turista della miseria». Di immagini, ne La valigia con lo spago, ce ne sono eccome. Tante, avolte veri pugni nello stomaco. Perché De Mata ha deciso di mostrarequello che accade veramente «nel- le zone di confine che, ormai, sonocimiteri». Un racconto che vuole avere come guida le parolepronunciate da Benedetto XVI quando era ancora Cardinale: «Lacomprensione per le persone ai margini della società, ai marginidella Chiesa, per i falliti ed i sofferenti, per coloro che porgonodelle domande, per gli scoraggiati e gli abbandonati, così dainfondere fiducia e di suscitare la volontà di sostenersivicendevolmente, è il vero nocciolo della moralità cristiana». DeMata riprende: «Come Chiesa, ed io mi sento tale, non possiamo entrarenel merito delle leggi ma neanche dimenticare le parole di BenedettoXVI. Viviamo in una democrazia e, da cittadino, devo accettare certeleggi anche se mi fanno orrore. Ma non posso non sperare che cambinoil prima possibile ». Dunque, ecco la storia di Lucrezia che hatrovato la morte attraversando il deserto tra Messico e Stati Unitiperché ha dato la poca acqua da bere che aveva ai suoi figli Jesus eNora, salvando loro la vita e quella della giovane donna, fuggitadalla famiglia rom, che racconta il suo dolore, dicendo «Nessuna dinoi nasce ladra o prostituta, sono loro a piegarci con la violenza». Il loro dramma è lo stesso di tutti i migranti de La valigia con lospago, dall’Argentina, alla Moldavia, dall’Italia alla Francia, dalCanada alla Thailandia. E a soffrire sono soprattutto le donne chefiniscono facilmente nella tratta di esseri umani a sfondo sessuale. Per fortuna in questo mondo in cui, sottolinea De Mata, «anche la tvoffre quasi solo veline e violenza nei cartoni animati» esistono«tanti raggi di speranza e di carità cristiana. Come, ad esempio, lamissione di Fratel Biagio Conte a Palermo, quella di Padre Josaphat,missionario tra gli zingari, la Caritas di Cuenca in Spagna: esempi dicome la diversità non sia per forza un male incurabile, ma possadivenire ricchezza nello scambio reciproco, nella carità, nellagratuità, nella condivisione».
Articolo: Tiziana Lupi
Direttore: Dino Boffo
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